Vai al contenuto

Donazione pre-operatoria di sangue autologo

  • di

Una survey sulle procedure di autotrasfusione, promossa dalla Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia e pubblicato sulla rivista Blood Transfusion (Indications and organisational methods for autologous blood transfusion procedures in Italy: results of a national survey, Blood Transfus 2014; 12: 497-508) ha evidenziato che l’impiego del predeposito si è notevolmente ridotto in Italia mentre le tecniche alternative a esso (emodiluizione acuta isovolemica e recupero peri-operatorio) hanno un grado di diffusione variabile sul territorio nazionale.

L’ utilizzo e lo sviluppo di strategie di prevenzione e riduzione del sanguinamento e la promozione dell’impiego di alternative alla trasfusione allogenica sono inclusi tra i principi che la Raccomandazione Europea Rec (2002) prevede vadano applicati per elevare il livello qualitativo e l’intensità assistenziale delle prestazioni sanitarie di medicina trasfusionale. In Italia, anche la Legge 21 ottobre 2005, n. 219 (Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati), prevede, tra le prestazioni di diagnosi e cura in medicina trasfusionale, il coordinamento e organizzazione delle attività di recupero peri-operatorio.

I dati nazionali sulla produzione e utilizzo del sangue autologo forniti dal Centro Nazionale Sangue evidenziano che la percentuale di unità trasfuse rispetto a quelle raccolte è passata dal 65% nel 1996 (108.146 su 167.323) al 54% nel 2012 (29.018 su 53.743). Nel 2013 tale riduzione è confermata in quanto si è registrato un ulteriore decremento fino al 50% (22.413  su 44.405).           

La percentuale di unità di sangue intero eliminate è invece aumentata dal 35% nel 1996 (59.177 su 167.323) al 46% nel 2012 (24.725 su 53.743) mentre nel 2013 è scesa al 41% (18.205 su 44.405). 

Come si evince dall’analisi dei dati raccolti, l’impiego del predeposito, nell’ultimo quinquennio, ha subito un notevole ridimensionamento nel nostro Paese senza alcun impatto sull’autosufficienza nazionale in emocomponenti. Appare tuttavia necessario, secondo gli autori,  applicare in modo più ancor esteso le sue limitatissime indicazioni per evitare anche il notevole spreco di risorse dovuto alle unità non utilizzate.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *